È il mese di agosto e, come tradizione, si celebra l’elezione dei due Sindaci, uno per ciascuna delle due terre. Il duca e i notabili escono dal castello in corteo, sfilano per le strade del paese per dirigersi in piazza; qui i ‘capifuoco’, capifamiglia di allora, procedono, con il sistema della fava e del fagiolo, all’electio sindaci.
Il Corteo quindi si ricompone e ci si dirige, sul calar della sera, verso la parte bassa del paese, per celebrare la festa in onore di Santa Caterina, indetta dal duca come ringraziamento per lo scampato pericolo dai briganti.
Il duca nel pomeriggio sfila in corteo con tutta la corte e, sul calar della sera, si reca nell’antico Rione di Santa Caterina per dare inizio alla festa nel borgo, ricca di piatti tipici, balli, musiche e canti, fuochi e fantasie, in piena e coinvolgente allegria.
La leggenda vuole che sin da tempi antichi, in una notte del mese di agosto, dal castello che sovrasta la roccia posta al centro del paese, si librassero delle fate, per cui, chi l’avesse avvistate ed espresso un desiderio, lo avrebbe di sicuro realizzato. È giunta l’ora, dal castello ecco che esce la fata. Tutti, con la testa all’insù esprimono un desiderio e i nostri innamorati, l’un l’altro abbracciati, lanciano la speranza del coronamento del loro sogno d’amore.
È mezzanotte, lo sposo porta la serenata alla sua “zita”: il matrimonio è ormai cosa fatta. Lei si affaccia al balcone e scende poi in strada per abbracciare il suo amante, ma ecco che arriva il Duca, adirato per l’offesa arrecatagli dal suo popolo per non aver pagato il riscatto, deciso a vendicarsi iniziando a riaffermare il diritto della prima notte sulla bella fanciulla. L’ennesima angheria, per un popolo povero e sottomesso, questa volta finisce male: è rivolta, il Duca ucciso e il castello dato alle fiamme.
L’incendio al castello, rievocato da spettacolari fuochi pirotecnici, chiude la manifestazione, lasciando i nostri sposini felici e contenti, e lo spettatore ancora immerso in un’atmosfera irreale di altri tempi.